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FEB
Che ne dite di lasciar parlare il nostro sintomo?
Entriamo nello studio medico, psicoterapico o di altro approccio di
cura e limitiamoci a fare…gli accompagnatori! Che significa?
Proviamo a far emergere ogni caratteristica della nostra
sintomatologia, anche la meno appariscente, perché il segnale possa guidare noi e il nostro interlocutore, come un cane fa con il suo padrone non vedente, alla meta.
Dalla localizzazione (destra, sinistra, anteriore, posteriore, occhio, orecchio, tempia), all’andamento temporale (mattina, pomeriggio, notte), alla frequenza (il grappolo di settimane, la sporadicità di alcune volte al mese, la ciclicità mensile), alla correlazione con eventi (alimentazione, abitudini, attività fisica, ambiente emozionale), il dolore dell’emicrania ci parla.
La terapia del dolore e’ sempre la cura globale della persona
La terapia del dolore, dell’emicrania così come di altre forme di sofferenza, è sempre la cura del patimento globale della persona.
In medicina l’organo bersaglio è la sede elettiva della manifestazione di un disequilibrio, e ne rivela in buona parte la sua origine.
Sempre nuove correlazioni emergono tra organi e apparati per molto tempo in occidente studiati in modo separato. L’unità del corpo prima di essere unità anatomica è unità di funzioni, interconnesse e interdipendenti in un equilibrio complesso, plastico, di elevata adattabilità.
Guarire l’emicrania col respiro
Potrebbe allora accadere che dopo molteplici quanto onorevoli tentativi di curare forme emicraniche gravi la risoluzione del dolore arrivi quando il paziente …inizia a respirare!
L’utilizzo di ossigeno durante le crisi è solo un indice del più
profondo disequilibrio tra parte alta (testa) e parte bassa (gambe e bacino) del corpo del soggetto emicranico. Come è abituata a respirare la persona? Meglio: cosa rivela il suo modo di respirare dello specifico modo di stare al mondo? Che vuol dire inspirare? Fin dove riesce ad arrivare il respiro? Che rivela il livello del blocco?
Quanto riesce a restituire (espirare)?
Emicrania: ristagno di energia, pensieri, emozioni bloccate
L’attività fisica può servire, non banalmente perché consente
un’espansione meccanica dei polmoni abituati a ventilare molto superficialmente, ma in quanto produce un adattamento, una contro-regolazione rispetto al ristagno di energia, pensieri, emozioni bloccate, non fluenti nella dinamica circolare del respiro.
Le terapie, soluzioni che nascono dall’intuizione centrale di ciò che mantiene la sofferenza della persona, devono avere audacia e determinazione necessarie, sia da parte di chi le propone, sia da chi le fa sue, cogliendone il senso profondo (nel pieno rispetto, sicurezza, tutela del paziente).
Accade quindi di prescrivere lezioni di canto 3 volte alla settimana: la persona in pochi mesi inizia a rifiorire, il sintomo emicranico con il suo corteo di manifestazioni gastroenteriche progressivamente si spegne.
La scelta di ogni proposta individualizzata non può per questo
esclusivamente fondarsi sulla funzione elettiva dell’organo. A
ciascuno di noi serve respirare bene. Il punto è trovare la strada più adatta perché ognuno possa realizzare tale piena funzione, tassello del più grande obiettivo che è il benessere e la pienezza di vita.
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Accogliamo, valutiamo, orientiamo il paziente verso uno specifico approccio di cura o verso un programma di interventi integrato con più operatori. Ogni passo nasce da un attento ascolto della persona, delle sue manifestazioni (sintomi e segni) e dalla scelta condivisa del percorso utile e sostenibile per ogni soggetto.
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