A chi serve?
Per chi, consapevole del proprio dolore psichico, intende rispondere divenendo competente su di sé e sulle dinamiche della propria crescita.
Uno, nessuno, centomila
Gli approcci psicoterapici si differenziano in molteplici modelli di diagnosi e cura della persona portatrice di malessere psichico. Ogni modello applicato correla ad una diversa rappresentazione della coscienza, della funzione della mente e dell’intera persona, e conseguentemente del concetto di malattia e del suo trattamento.
Modello cercasi
Possiamo risolvere un problema solo con un modello diverso da quello che l’ha generato. Ognuno di noi è scienziato di se stesso e attua nel corso della vita continue tentate soluzioni. Quando una tentata soluzione non produce risultati utili occorre rivedere il modello. Questo non è facile: pesciolini in acquario, non ci rendiamo conto in quanta poca acqua nuotiamo… Quando la rappresentazione di noi stessi e del mondo genera dolore occorre acquisire strumenti per modificare il modello, le credenze su noi stessi e sulla realtà.
L’habitat della relazione di cura, fatto di autenticità, risonanza empatica, rigore, genera nuove possibilità.
Incontro al vertice
Solo una coscienza può incontrare un’altra coscienza. Lo psicoterapeuta incontra la persona, attraverso il proprio bagaglio di strumenti professionali, di lavoro su se stesso e sull’altro. Per risonanza e rispecchiamento impara a conoscere le rappresentazioni del paziente, cogliendo gli elementi che non consentono la trasformazione del dolore e bloccano l’evoluzione. Il terapeuta sostiene l’altro per ritornare al centro di se stesso, accompagnandolo nella scoperta del valore, delle risorse, del potenziale esistente dentro di sé.
Alle origini: l’Uno
Nel tempo, da Ippocrate e molto prima in Oriente, sono stati elaborati vari modelli della psiche così come dell’essere umano. Il modello della psicanalisi di Freud introdusse un nuovo metodo, e aprì gli sviluppi degli approcci oggi disponibili.
Le più recenti acquisizioni delle neuroscienze fondano la conoscenza del mondo come costruzione individuale. Il terapeuta, consapevole del proprio modello, coglie la specifica rappresentazione della persona con sintomi di dolore psichico, entrando nella dimensione dell’Altro, della sua verità, spogliandosi dal ruolo “normalizzante”, retaggio doloroso di tanta psichiatria (e psicoterapia!). Come uno speleologo esperto, guida nei territori impervi del dolore, della paura. L’energia di accoglienza, il potere di disvelamento e di integrazione, attivano la persona al rispetto di sé e dei propri bisogni, passando dal “patire” la sofferenza psichica al gestire la responsabilità delle proprie reazioni (percepiti, vissuti).
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Accogliamo, valutiamo, orientiamo il paziente verso uno specifico approccio di cura o verso un programma di interventi integrato con più operatori. Ogni passo nasce da un attento ascolto della persona, delle sue manifestazioni (sintomi e segni) e dalla scelta condivisa del percorso utile e sostenibile per ogni soggetto.
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